Livorno, 15 settembre scorso. Partita col Catania (vinta 2-0) in corso e dalla curva degli ultras amaranto il coro che, a stretti termini di regolamento, configura violazione delle norme contro la discriminazione territoriale. Ripetuto una, due volte.‘Bruci la città e tutti quel vulcano, di tutte quelle merde, non ne rimanga una…’ Odioso come il ‘Vesuvio lavali col fuoco’ costato l’anno scorso centinaia di migliaia di euro di multe ai club del Nord Italia. Per paradosso c’è di mezzo un altro vulcano e la sua missione di morte. Nessuna sanzione per il Livorno perché questo coro non è finito in nessun referto. Gli ispettori staranno più attenti la prossima volta (si spera), ma il problema dell’uniformità di giudizio è uno dei punti deboli di questo caos in cui si è infilato per colpa sua il calcio italiano. Tosel, dopo aver tollerato i sordi di Reggio Emilia e in attesa di sapere se il coretto ‘Quel settore lì sembra Napoli, che schifo’ è lecito o no, cosa facciamo?
Il fuoco dell’Etna (VIDEO)
8 ottobre 2013 di Lascia un commento
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